Cardiotocografia

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Descrizione

Informazioni

La Cardiotocografia (CTG) e’ un esame che valuta il benessere del feto in ambito perinatale. Valuta inoltre la presenza, frequenza ed entità delle contrazioni dell’utero della madre.

A tale scopo si usa un’apparecchiatura chiamata cardiotocografo. Esso è costituito da un box centrale e da due sonde poste sul ventre materno. La prima è un rilevatore ad ultrasuoni del battito cardiaco fetale. Il range di normalità (cioè la linea di base) dovrebbe essere di 120 – 160 battiti  per minuto.

Mentre la seconda sonda rileva le contrazioni uterine che se presenti in un numero di cinque nell’arco di una giornata sono fisiologiche.

Entrambe le sonde sono fissate all’addome materno mediante fasce elastiche. I dati relativi alla frequenza cardiaca fetale e alle contrazioni uterine, captati dalle sonde sono poi trasformati in tracciati stampati a video o su carta.  Si tratta di una tecnica completamente indolore e priva di rischi e in genere dura  30 minuti e può  prolungarsi fino ad un’ora,  questo perchè  spesso capita che il bambino dorma (durante la vita fetale l’alternarsi del ritmo sonno – veglia segue fasi di circa 40 minuti).

Quando si esegue l’esame?

La cardiotocografia (CTG) si esegue a partire dalla 38° settimana di gestazione e viene svolta ambulatorialmente. Tale monitoraggio inizia in epoca precoce dinanzi ad un ridotto accrescimento fetale o quando la donna è considerata a rischio perchè affetta da particolari disturbi, come diabete gestazionale o ipertensione gravidica, minaccia di parto pretermine, o la rottura anticipata delle membrane.

Durante la fase del travaglio, il monitoraggio cardiotocografico ha lo scopo di controllare se il bambino resiste bene allo stress indotto dalle contrazioni uterine, cogliendo sul nascere eventuali complicazioni.

E’ proprio questa la finalità della cardiotocografia nata con il chiaro obiettivo di differenziare lo stress fisiologico del travaglio dalla vera e propria “sofferenza fetale”, caratterizzata dall’incapacità del feto di compensare l’eventuale ipossia.

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