Bambini e reflusso gastroesofageo: come riconoscerlo ed intervenire

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto comune nei bambini e si manifesta in particolar modo nel primo anno di vita.
Per parlare approfonditamente del problema, abbiamo interpellato il professor Francesco Pignataro, Specialista in Medicina Interna – Responsabile del Servizio di Ecografia Internistica – Pediatrica e Interventistica.
Che cosa si intende per reflusso gastroesofageo?
Il reflusso gastroesofageo consiste nella risalita di quanto contenuto nello stomaco attraverso la valvola che collega lo stesso all’esofago. L’esofago è, a sua volta, il “tubo” che congiunge la gola allo stomaco. La “valvola” in questione si chiama “cardias”. Al termine dello stomaco abbiamo un’altra importante valvola che lo congiunge al duodeno detta “piloro”. La problematica più grave si riscontra quando il piloro presenta un’alterazione alla nascita detta ipertrofia o stenosi pilorica, che determina un passaggio di cibo molto lento e difficoltoso dallo stomaco all’intestino. Tale evenienza, ben documentabile ecograficamente, porta nella maggior parte dei casi ad un intervento eseguito nel primo mese di vita ma del tutto risolutivo.
Quali sono i sintomi e i campanelli d’allarme per le mamme?
È necessario sottolineare come il comune “reflusso gastroesofageo” e quindi il passaggio dallo stomaco all’esofago di materiale in parte acido (i succhi gastrici sono, infatti, acidi) è un evento molto comune nel neonato in quanto il cardias è di norma poco continente. Il segno che va osservato con maggiore attenzione è l’eventuale presenza di vomito o rigurgiti anche detti “a getto” frequenti che possono far pensare ad una stenosi pilorica, come detto, evento ben più grave.
Come non confondere i sintomi del reflusso con le più comuni colichette?
Le colichette sono molto frequenti in particolare nei primi tre mesi di vita così come il reflusso, quindi, talvolta, senza effettuare una indagine mirata (ecografia) risulta assai difficile comprendere la motivazione del disagio espresso con il pianto o con la retroversione del capo e l’inarcamento della schiena nel piccolo. È spesso presente, peraltro, un minimo rigurgito associato al pianto sino a gravi crisi di apnea. È necessario far presente tali segni al pediatra curante che valuterà sul da farsi.
Che cosa fare? Quali controlli? Anche ecografici?
L’ecografia, laddove sia presente il dubbio che possa esserci un reflusso gastroesofageo o, ancor più, una ipertrofia o stenosi pilorica, risulta l’esame di prima scelta. È INDISPENSABILE che venga eseguita da un professionista esperto con anni di conoscenza specifica in quanto è una ecografia molto complessa nell’interpretazione.
Quali sono le cure o i rimedi per alleviare i sintomi?
Stabilita la diagnosi mediante, come detto, l’esame ecografico, esistono, secondo il livello di reflusso, la presenza di infiammazione dell’esofago, o l’ipertrofia o stenosi del piloro rimedi che vanno dalla necessità di addensare il latte quando possibile (non se l’allattamento è al seno, ovviamente), a terapie con sciroppi che creino un “tappo” per evitare che il cibo risalga nell’esofago e/o riducano la quota di acidità gastrica. Nel caso di stenosi pilorica serrata l’unica via è l’intervento chirurgico.

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